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Farmacia

Come "La Durly" (dio, che diminutivo insulso, povero Orlando) suggeriva, stasera mi sono dato da fare e sono andato al compleanno di una mia amica sarda (per cui ora immaginatevi mentre parlo sardo). Inssssomma vvolevoddirecche èstataunabellaserrata e ho bbevuto per la primavvolta in maniera considerrevole, fattodavverosttrano sepensateche dissolito non bevoaffattto. Forse l'alcool inizia a piacermi, magari da ora in poi invece della tristissima coca-cola (tristissima perché ogni volta che esco e vado al bar o per locali, pagare una coca dai 5 ai 10 euro mi sembra la cosa più triste e stupida del mondo) potrò ordinare qualcos'altro, senza avere più come aggiunta al prezzo esorbitante l'occhiata di compassione da parte del/della banconista o cassiere/a.
Tanto per farci due risate, oggi sono andato in farmacia a comprare dei medicinali per una cura decisamente intima e imbarazzante; attendo il mio turno - ma quanta gente c'era?? - parlo con la banconista e le spiego, a voce bassa per non essere udito da altri, ciò che mi serve e rispondo con tranquillità - ma a voce bassa, of course - alle sue domande per una anamnesi sommaria. Si allontana per chiedere i medicinali che mi servono, e io immagino abbia capito che di una cosa personale gradirei non se ne facesse parola ai quattro venti. Pensiero inutile, perché per farsi mandare i medicinali si avvicina ad un citofono interno e ci urla dentro: "We, senti, mi servono i medicinali x e y, me li puoi portare? No, non quelli per la malattia così, quegli altri per la malattia cosà". Sono morto.

Kommentare

  1. Pepello....felice anche io di tornare a leggerti! ti ho gia aggiunto nei miei preferiti!
    a presto

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  2. come la caspico questa cosa della Coca cola!

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  3. I farmacisti sono sadici e lo fanno apposta!!! O_o

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  4. Anch'io sono sensibile al primo tema trattato, anche se, fortunatamente, sono uscita dall'imbarazzo della coca-cola con l'aiuto del limoncello (si, cilentana sino al midollo) che costa poco e non mi fa ballar nuda sui tavoli al primo sorso.
    Prima o poi tenterò con qualcosa di più ardito, ma per ora mi limito a far la solita richiesta al barrista con il finto accento colmo d'esperienza di una ubriacona navigata (lievemente simile a quello di Jhon Weyne al bancone appena distrutto che chiede del rum dopo l'ultimo duello)(ma senza cappello e pistola).

    Il guaio dei farmacisti, a differenza dei medici, è che non siamo loro pazienti, ma solo clienti. Non vivono direttamente il nostro disagio fisico, ma ne fanno mezzo di guadagno (se non di lucro). Per loro vendere un tal medicinale, con tutto il dolore della malattia che ci è dietro, è pari al vender bulloni in una ferramenta: per questo usano meno riguardi.

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