Non è il fatto di essere lontano dalla mia famiglia, che non mi manca, né da mia sorella, della cui vita mi dispiace far parte solo saltuariamente, ma con cui so benissimo di avere un bel rapporto al di là della distanza; non è il dover imparare un'altra lingua, ché per quello son venuto qui, né il dover rispettare orari lavorativi e l'essere nelle mani di un'agenzia interinale truffaldina, ché tanto ora metto a posto tutto col commercialista; non è il clima diversissimo e la mancanza del mare, ché tanto anche a Napoli ci sarò andato due volte, sul lungomare; no: è che non ho nessuno a cui raccontare tutto quello che mi succede.
La situazione che sto vivendo è anomala e in parte non collima con quello che mi ero prospettato. O, meglio, semplicemente non sapevo a cosa stessi andando incontro: sono fuggito dalla precarietà (affettiva, ma anche lavorativa), per finire ancora in una bolla di precarietà ('sta volta, solo affettiva). Qui tutto sembra un erasmus continuo: si conosce tanta gente, la maggior parte della mia età, tutti con gli stessi problemi dell'emigrante, tutti alle prese con una lingua che non comprendiamo (e che ci preclude contatti con il mondo esterno) e, soprattutto, ciascuno con la consapevolezza che tutto potrebbe finire da un momento all'altro. Chi viene solo per pochi mesi, chi sa che vorrà tornare in Italia, chi ha il corpo qui ma con la testa rimpiange sempre quello che ha lasciato in Italia, l'agenzia che potrebbe licenziarti senza motivo; tutto concorre al non creare legami stabili, al non sentirsi pienamente a casa, perché la "casa" la fanno le amicizie, i legami affettivi, che qui irrimediabilmente sono labili.
Mi sono scocciato di inseguire la stabilità. Ho fatto errori nel passato che mi ci hanno traghettato in pieno e ne sto ancora pagando le conseguenze. Però, che cazzo, ho imparato la lezione, sto modificando a poco a poco alcuni miei atteggiamenti caustici: perché devo essere ancora sospeso? Come si fa a trovare la stabilità? C'è una formula magica, tipo "amici+lavoro+tempo libero+sesso/ragazzo"? Allora sono fregato :O
La situazione che sto vivendo è anomala e in parte non collima con quello che mi ero prospettato. O, meglio, semplicemente non sapevo a cosa stessi andando incontro: sono fuggito dalla precarietà (affettiva, ma anche lavorativa), per finire ancora in una bolla di precarietà ('sta volta, solo affettiva). Qui tutto sembra un erasmus continuo: si conosce tanta gente, la maggior parte della mia età, tutti con gli stessi problemi dell'emigrante, tutti alle prese con una lingua che non comprendiamo (e che ci preclude contatti con il mondo esterno) e, soprattutto, ciascuno con la consapevolezza che tutto potrebbe finire da un momento all'altro. Chi viene solo per pochi mesi, chi sa che vorrà tornare in Italia, chi ha il corpo qui ma con la testa rimpiange sempre quello che ha lasciato in Italia, l'agenzia che potrebbe licenziarti senza motivo; tutto concorre al non creare legami stabili, al non sentirsi pienamente a casa, perché la "casa" la fanno le amicizie, i legami affettivi, che qui irrimediabilmente sono labili.
Mi sono scocciato di inseguire la stabilità. Ho fatto errori nel passato che mi ci hanno traghettato in pieno e ne sto ancora pagando le conseguenze. Però, che cazzo, ho imparato la lezione, sto modificando a poco a poco alcuni miei atteggiamenti caustici: perché devo essere ancora sospeso? Come si fa a trovare la stabilità? C'è una formula magica, tipo "amici+lavoro+tempo libero+sesso/ragazzo"? Allora sono fregato :O
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